Con il cosiddetto “Decreto Crescita” del 2019, il governo ha cercato di dare una spinta all’economia italiana a rischio recessione tramite forti misure di sostegno e rilancio economico, rivolte alle aziende ma anche ai cittadini privati.

Tra le altre disposizioni, il Decreto Crescita include anche diverse forme di incentivo ed ecobonus per la ristrutturazione di una casa, un condominio o un’azienda. Ecco quali sono, quali requisiti e modalità di erogazione prevedono, e tutte le altre informazioni utili per conoscerli e richiederli.

Il “Decreto Crescita”, ovvero il decreto n. 34/2019, è un atto normativo emanato dal governo con lo scopo di favorire la crescita economica, prevenire e risolvere situazioni di decrescita e crisi economica sul territorio nazionale.

Il decreto è stato poi convertito in legge ordinaria con apposita disposizione normativa che recepisce anche diverse proposte del Senato della Repubblica e della Camera rispetto alla redazione originaria (legge di conversione pubblicata nel supplemento alla Gazzetta Ufficiale il 28 giugno 2019).

Per questo, il Decreto Crescita introduce diverse “misure urgenti di crescita economica”, quali incentivi, agevolazioni fiscali e forti bonus. Le misure contenute nel Decreto si rivolgono sia ai privati cittadini che alle imprese, e sono state pensate in una circostanza di timore per una nuova crisi economica, generato dalle previsioni ISTAT per il PIL 2019 (poco più che stazionario) e dalla lettera di ammonimento ricevuta dal governo da parte del Commissario UE agli Affari economici e della Commissione Europea. A seguito dell’emergenza covid-19, tali misure si sono rivelate ancora più importanti.

Più nel dettaglio, il testo del Decreto Crescita è composto di 4 capi:

• capo I, agli articoli 1-16, recante “Misure fiscali per la crescita economica”. Comprende misure fiscali rivolte ai professionisti che rientrano in Italia dall’estero, la riapertura dei termini della rottamazione delle cartelle e del saldo a stralcio (proroga della pace fiscale);
• capo II, agli articoli 17-30, dedicato alle “Misure per il rilancio degli investimenti privati”. Include diverse disposizioni, tra cui il nuovo prestito ad Alitalia, gli incentivi per lo sviluppo di strategie di sostenibilità, i rimborsi ai piccoli risparmiatori truffati dalle banche e il Fondo di garanzia per il crowfunding;
• capo III, agli articoli 31-32, per la “Tutela del Made in Italy”. Contiene provvedimenti per la tutela dei celebri marchi italiani con l’iscrizione nelle categorie dei marchi storici, e forme di lotta anche informativa all’italian sounding;
• capo IV, agli articoli 33-50, contenente “Ulteriori misure per la crescita”. Racchiude altre disposizioni e misure a sostegno del mercato economico, quali il Piano grandi investimenti nelle zone economiche speciali, il Fondo indennizzo risparmiatori, misure sulle assunzioni e sui debiti degli enti locali (il cosiddetto emendamento “Salva Roma”), la semplificazione degli adempimenti per la gestione degli enti del terzo settore, importanti disposizioni in materia di energia e ulteriori modifiche e aggiustamenti a leggi precedenti.

Il Decreto Crescita prevede sia un rafforzamento di incentivi esistenti che vengono prorogati, sia l’introduzione di nuovi incentivi per famiglie e imprese. Le misure puntano a inserirsi in maniera organica nel “Piano Industria 4.0”, la strategia nazionale per rivoluzionare il settore industriale del Paese tramite la tecnologia, l’innovazione l’automazione della produzione.

Sul piano delle novità, il Decreto Crescita:

• ha ampliato la platea dei beneficiari per le Nuove imprese a tasso zero, e concesso agevolazioni finanziari per la Digital Transformation, ossia l’adozione di nuove tecnologie;
• ha stanziato 400 milioni di euro per gli sconti fiscali destinati alle imprese in diversi ambiti, per favorire la crescita e rilanciare gli investimenti;
• ha introdotto una forma di garanzia pubblica tramite il Fondo Centrale di Garanzia (FGC) per gli incentivi sui finanziamenti per le piccole e medie imprese sul lungo periodo (credito fondiario, edilizio, agrario ecc.);
• ha reintrodotto il super ammortamento al 130% per i titolari di redditi d’impresa, arti e professioni che effettuino nuovi investimenti in beni strumentali effettuati entro il 31 dicembre 2019;
• ha abrogato la mini-IRES sugli utili reinvestiti, che era stata introdotta in Legge di bilancio, ed è ora sostituita da una riduzione dell’aliquota dal 24% al 20,5% attraverso sconti progressivi dal 2019 al 2022 (da 1,5% a 3,5%);
• ha introdotto poi diverse altre forme di incentivo alle imprese, quali riduzioni delle tasse per imprese che tornano in Italia, incentivi per la valorizzazione edilizia e per l’efficientamento energetico, bonus per le società che acquistano e ricostruiscono un immobile, introduzione delle “Società di investimento semplice”, interventi sull’indennizzo ai risparmiatori, incentivi per la concorrenza, norme di regolamento sulle assunzioni di personale nelle regioni e così via.

Tra le varie misure prorogate dal Decreto Crescita si possono ricordare:

• l’aumento della deducibilità dell’IMU (dal 40% al 70% progressivamente fino al 2022);
• la modifica alla disciplina degli incentivi del Patent Box;
• riapertura della rottamazione per tributi e multe degli Enti locali;
• credito di imposta per le commissioni dei pagamenti elettronici sul carburante;
• semplificazione per la gestione del Fondo di garanzia per le PMI;
• piano per investimenti nelle zone economiche speciali e nelle aree di crisi.

Tra gli altri incentivi del Decreto Crescita sono previste modifiche ai bonus legati all’efficienza energetica, alla valorizzazione edilizia e allo sviluppo territoriale sostenibile, tra cui l’ecobonus e il sismabonus (la detrazione delle imposte sulle spese legate ai lavori di riqualificazione, adeguamento, messa in sicurezza e riduzione del rischio sismico degli edifici, ora estesa alle zone di classe 2 e 3 di rischio sismico).

La principale novità sugli ecobonus comprende la possibilità di erogazione in forma di sconto diretto sulla spesa per i clienti. In sostanza, è possibile per il soggetto che sostiene il prezzo di un intervento di efficientamento energetico o antisismico ricevere subito il contributo, che viene anticipato dal fornitore o venditore che ha materialmente eseguito l’intervento (cioè la ditta che ha eseguito i lavori) con una riduzione del costo tramite sconto in fattura.

Il fornitore, poi, potrà recuperare il contributo in forma di credito d’imposta dello stesso valore, passibile di utilizzo in compensazione in 5 quote annuali del medesimo importo.

Tale possibilità si estende anche ai beneficiari di detrazioni per la realizzazione di opere finalizzate al risparmio energetico, come l’installazione di impianti di riscaldamento moderni (es. pompa di calore) o per l’utilizzo di energie rinnovabili (es. fotovoltaico, solare termico, ecc.).

Per poter richiedere lo sconto relativo agli interventi compresi nell’ecobonus, come previsto dal Decreto Crescita, occorre sottostare agli stessi requisiti previsti per l’ecobonus ordinario. L’agevolazione, infatti, è la stessa: l’unica cosa che varia è la modalità di accesso e di ottenimento.

Quanto all’ammontare dello sconto, valgono le medesime condizioni: è infatti pari alla detrazione che spetterebbe dopo aver effettuato degli interventi, calcolato sulla base delle spese sostenute entro il 31 dicembre del periodo di imposta di riferimento. Scegliendo il metodo di erogazione del bonus tramite sconto corrispettivo, l’importo della detrazione fiscale viene effettuato comprendendo anche l’importo non corrisposto al fornitore di beni e servizi (in quanto scontato).

Il recupero dell’importo dello sconto immediato da parte del fornitore che lo ha erogato avviene nella forma di credito d’imposta del valore equivalente al corrispettivo dovuto, che può essere usato solamente in compensazione tramite il modello F24. Dopo la comunicazione della scelta dello sconto, l’utilizzo del credito decorre dal giorno 10 del mese successivo, e viene ripartito in 5 quote annuali di pari importo.

Perciò, il fornitore deve dare conferma, in via preventiva, del fatto che l’avente diritto alla detrazione ha richiesto lo sconto come modalità di erogazione. La comunicazione avviene tramite il sito internet dell’Agenzia delle Entrate, accedendo all’area riservata per i contribuenti.

Avvenuta la conferma, è necessario presentare il modello F24. Tale operazione può essere effettuata solo ed esclusivamente tramite il portale dei servizi telematici dell’Agenzia delle Entrate; in caso contrario, l’operazione di pagamento non potrà andare a buon fine. Il credito non utilizzato nel corso dell’anno, poi, potrà essere impiegato negli anni successivi; non è previsto invece che possa essere rimborsato.

Alternativamente, se il credito non viene utilizzato in quote di compensazione, il fornitore ha la possibilità di cedere il credito d’imposta ai suoi stessi fornitori di beni e di servizi (i quali però non possono effettuare a loro volta ulteriori cessioni). Non è ammessa la cessione del credito ad amministrazioni pubbliche, istituti di credito o intermediari finanziari.

La cessione va comunicata, da parte del fornitore, per mezzo dell’area riservata sul sito dell’Agenzia delle Entrate. Il cessionario può utilizzare il credito ottenuto in compensazione alle stesse condizioni del cedente (cioè tramite modello F24, tramite il sito dell’Agenzia delle Entrate ecc.).