La certificazione energetica degli edifici delle aziende è fondamentale nell’ottica dell’efficientamento dei propri consumi e del valore dei servizi energetici. Le perizie necessarie alle certificazioni offrono infatti approfondimenti, rilievi e consulenze di formazione da professionisti del settore che possono essere fondamentali per le aziende certificate. 

Ma che cosa richiede la procedura di certificazione? Quand’è obbligatoria la diagnosi di certificazione? Ecco tutte le risposte in questa breve guida alla certificazione energetica per le aziende.

La certificazione energetica per le aziende è una certificazione rilasciata al termine di una apposita diagnosi energetica, che sancisce il raggiungimento dei migliori standard di consumo, risparmio energetico ed ecosostenibilità di un’impresa.

Lo scopo della certificazione è quello di dimostrare che l’azienda sta risparmiando energia per ridurre le emissioni di CO2 e in generale preservare l’ambiente dall’inquinamento.

Inoltre, per alcune particolari tipologie di imprese la diagnosi e/o la certificazione sono obbligatorie per legge, secondo il decreto legislativo 102/2014, adottato in attuazione della direttiva UE 2012/27 sull’efficienza energetica e la sostenibilità.

La certificazione energetica, attualmente, fa riferimento allo standard ISO 50001. Tale norma, basata sul ciclo “plan – do – check – act” (pianificare – eseguire – controllare – migliorare), richiede una serie di requisiti fondamentali per attuare politiche di risparmio energetico, che prevedono l’adozione di misure concrete e costanti interventi di miglioramento.

Inoltre, seguendo le linee guida della certificazione ISO 50001, è possibile soddisfare tutti gli obblighi di legge sulla riduzione delle emissioni di CO2 e sul risparmio energetico, oltre a migliorare contemporaneamente tanti altri aspetti dell’azienda, adottando sistemi paralleli di gestione della qualità e della sicurezza (p. es. nell’installazione, manutenzione e progettazione di impianti, da parte di installatori esperti, utili a migliorare il consumo).

Si ricorda infine che la certificazione energetica per le aziende è diversa dall’APE (Attestato di prestazione energetica). L’APE prevede una procedura più semplice, e si limita a certificare la classe energetica degli edifici, da presentare in caso di vendita o affitto, mentre la certificazione energetica che segue una diagnosi analizza la totalità dei consumi e suggerisce interventi pratici.

La certificazione energetica per le aziende può essere acquisita a seguito di una diagnosi energetica, che consiste nell’analisi delle tipologie di consumo dell’impresa e nell’individuazione degli interventi di qualificazione, al fine di migliorare la gestione energetica, ridurre i costi e ottimizzare il consumo.

La diagnosi energetica analizza vari aspetti della gestione aziendale delle energie: dal riscaldamento ai condizionatori per la climatizzazione, dal consumo per la produzione di calore per acqua sanitaria al consumo e all’accumulo di elettricità.

La diagnosi energetica aziendale si può dividere in cinque fasi principali:

• analisi dei consumi. Si può effettuare tramite le bollette e i contratti di fornitura, considerando le caratteristiche tecniche degli impianti elettrici e l’uso generale degli edifici e dei macchinari (dai più complessi ai semplici elettrodomestici);
• sopralluogo. Si tratta di una consulenza tecnica in cui vanno analizzate le caratteristiche e l’architettura dei locali, anche di nuova costruzione, e le relative misure (anche con pratiche catastali), monitorando i consumi energetici e verificando i dati precedentemente raccolti. Per effettuare una diagnosi adeguata, in conformità alle suggestioni dello standard ISO 50001, è bene utilizzare un sistema di misurazione e monitoraggio dei consumi in tempo reale;
• valutazione. I risultati ottenuti devono essere analizzati tramite sistemi informatici e appositi programmi di simulazione da parte di esperti qualificati, anche esterni;
• sintesi. I risultati vanno sintetizzati in dei documenti completi e definitivi;
• proposte d’intervento. In questa fase, sulla base dei dati, occorre formulare le proposte e individuare le soluzioni più pratiche e vantaggiose per migliorare i consumi e l’impatto energetico.

Dal momento che la diagnosi è obbligatoria per legge per alcune aziende, è bene informarsi con largo anticipo sui tempi e sui costi della stessa. Questi dipendono da vari fattori, innanzitutto le dimensioni degli edifici aziendali e gli eventuali interventi edili di ristrutturazione, il numero degli edifici e degli impianti (idraulici, elettrici ecc.), l’illuminazione nonché la tipologia dell’attività di cui l’impresa si occupa.

In particolare, è molto importante conoscere il consumo dei siti produttivi, ove per sito produttivo si intende uno spazio circoscritto, di competenza dell’azienda, entro il quale si consuma energia e si fornisce o si produce un bene. Sono soggetti a obbligo di diagnosi i siti produttivi di tipo industriale con consumo superiore a 10.000 tep (tonnellata equivalente di petrolio, un’unità di misura dell’energia) e quelli delle imprese del primario o del terziario con consumo oltre i 1.000 tep.

È sempre consigliabile, poi, richiedere dei preventivi per la diagnosi, indicando tutti i dati necessari: numero dei siti produttivi, consumi complessivi stimati per vettore energetico (gas, luce), stima dell’utilizzo dei consumi, planimetrie degli immobili, informazioni su ogni impianto...

In base a quanto stabilito dal D. Lgs. 102/2014, per alcune imprese vige l’obbligo di eseguire la diagnosi energetica ogni 4 anni, da inviare all’ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) e da seguire nei suoi suggerimenti d’intervento.

L’obbligo vale per:

• aziende energivore. Sono quelle che hanno un forte consumo di energia, almeno 2,4 GWh all’anno, sono impegnate in determinati settori e hanno un rapporto tra costo dell’energia elettrica sfruttata e fatturato pari al 3% o superiore;
• grandi imprese. Sono le imprese presso cui operano più di 250 persone, o con un fatturato annuo superiore a 50 milioni di euro.

Di conseguenza, l’obbligo della diagnosi energetica coinvolge molte imprese italiane. Tutte le imprese, annualmente, devono verificare se rientrano nei requisiti descritti, e nel caso devono richiedere l’esecuzione della diagnosi entro il 5 dicembre dell’anno in corso, e di nuovo dopo 4 anni.

Per alcune aziende è previsto un esonero dall’obbligo di diagnosi energetica, in particolare quelle che hanno già un sistema di gestione ambientale ISO 14001 o EMAS, oppure un sistema di gestione dell’energia ISO 50001; questo perché tali sistemi prevedono già di per sé una forma di diagnosi energetica equivalente a quella obbligatoria per legge.

Dopo aver eseguito la diagnosi, comunque, le aziende energivore (non le grandi imprese, escluse da quest’obbligo) hanno 4 anni di tempo per eseguire almeno uno degli interventi proposti dalla diagnosi stessa, ai fini del miglioramento e della riqualificazione energetica.

Lo stesso decreto stabilisce anche delle sanzioni per le aziende inadempienti: da 4.000 a 40.000 euro per le imprese che non rispettano la norma sull’esecuzione della diagnosi, scendono tra i 2.000 e i 20.000 euro se la diagnosi viene eseguita ma non inviata all’ENEA, o non compilata in modo corretto e in tutte le sue parti.

Anche in caso di sanzione, l’azienda ha comunque il dovere di redigere e inviare la diagnosi.

L’ENEA effettua i controlli a campione sul 3% delle diagnosi inviate, eventualmente anche recandosi nel sito dell’impresa. Spesso, l’ENEA invia una lettera di avviso all’azienda che non ha caricato la diagnosi nel portale web, come previsto dalla legge, e concede 5 giorni di tempo per ottemperare agli obblighi di dichiarazione.

Al di là degli obblighi di legge, occorre ricordare che la certificazione energetica è fondamentale per le aziende energivore e le grandi imprese.

Tra i vari vantaggi della certificazione energetica possiamo ricordare:

• il contributo fondamentale a organizzare e migliorare il consumo energetico aziendale e tutte le attività che richiedono molta energia;
• l’identificazione delle pratiche di gestione dell’energia più consigliate per la specifica impresa e per le singole attività;
• il supporto e l’assistenza nella selezione e nell’implementazione di nuove tecnologie per rendere più efficiente l’uso di energia;
• la possibilità di ridurre l’inquinamento ambientale e le emissioni nocive, grazie alla riduzione dei consumi, anche con fonti energetiche alternative (es. biomasse, fotovoltaico, termico e altre rinnovabili);
• l’opportunità di integrare altri sistemi di gestione organizzativa riguardo questioni ambientali, di salute e di sicurezza per i lavoratori e gli eventuali clienti, nonché di richiedere detrazioni e incentivi nei casi previsti.

Ricordiamo che la certificazione energetica ottempera agli obblighi di legge sulla diagnosi energetica, ed è anzi maggiormente restrittiva e dunque ancor più utile per le aziende.

Infatti, le procedure di certificazione richiedono un' analisi completa del contesto aziendale e di tutti i fattori che riguardano l’energia, inclusi i rischi, le opportunità e le strategie di gestione dell’energia.

Inoltre, comprende anche un necessario monitoraggio e controllo operativo continuo, così da garantire che gli usi energetici siano sempre conformi a un progressivo miglioramento.

La modalità di rilascio dell’APE prevede innanzitutto che l’azienda, tramite i propri responsabili incaricati, si rivolga a un certificatore energetico, un tecnico professionista con p. IVA in possesso dell’adeguata formazione, accreditato e iscritto all’apposito Albo delle regioni.

Il certificatore, innanzitutto, potrebbe proporre un preventivo all’azienda nella fase iniziale, che includa ogni voce di prezzo (inclusi costi aggiuntivi del fornitore, costi di spedizione ecc.).

In seguito, deve recarsi materialmente in loco per effettuare il sopralluogo, che è d’obbligo in tutti i casi. Il sopralluogo può anche comportare, nel caso di edifici in costruzione, una verifica dell’applicabilità e dell’applicazione del preesistente progetto edilizio, dal punto di vista della qualificazione energetica.

Nel contesto del sopralluogo o nelle fasi immediatamente prossime, il certificatore energetico deve individuare e reperire:

• i dati di ingresso, che sono i dati elementari relativi alle condizioni ambientali e climatiche del territorio in questione, alle caratteristiche principali dell’edificio (dati catastali ritirati dagli uffici del comune), all’uso energetico dello stesso e a tutte le sue ulteriori caratteristiche già registrate o facilmente individuabili;
• un adeguato modello di calcolo e procedura, che includa un metodo in base al quale poter determinare adeguatamente la prestazione energetica e tutti gli aspetti a essa relativi;
• tutte le opportunità di riqualificazione, di intervento e di miglioramento, al fine di aumentare il livello della prestazione energetica dell’edificio e di poter ottenere, nel lungo periodo, un significativo risparmio energetico, un più alto rendimento energetico e una riduzione dei consumi.

Quindi, tramite apposito software, sistema informativo e strumento di controllo, il tecnico abilitato stabilisce con sicurezza i parametri dell’immobile.

Poi, prima di rilasciare il certificato di prestazione energetica (anche con firma digitale), deve classificare l’edificio nella maniera più corretta, confrontando il suo risultato con quanto prevedono le indicazioni di legge.