Quando si legge in bolletta la voce relativa all’abbonamento del canone televisivo, può capitare di non possedere tutte le informazioni a riguardo. Il pagamento è richiesto più volte durante l’anno, e se i consumi sono modesti, il canone può far lievitare i costi.

Ma che cos’è, insomma, il canone TV? Perché va pagato, e perché così spesso? E, soprattutto, è possibile fare in modo di non doverlo pagare? Qui di seguito è possibile trovare una guida breve con tutte le risposte e le informazioni sul canone TV del territorio italiano.

Il canone TV, o canone RAI, è il canone di abbonamento alla televisione pubblica, ossia una forma di imposta che va pagata da chiunque possiede un apparecchio televisivo per uso domestico nella propria abitazione.

Va pagato una sola volta per famiglia, purché tutti i familiari abbiano la residenza nella stessa casa (o appartamento in condominio), e una sola volta all’anno, seppure in più rate distinte.

Per famiglia, ai fini del pagamento del canone, bisogna intendere un gruppo di persone legate da vincoli di parentela, di matrimonio o unione civile, di adozione, di affinità o vincoli affettivi, e coabitanti nella medesima residenza e nello stesso comune. Anche i residenti esteri, se possiedono una casa in Italia, devono pagare il canone televisivo.

Per quanto riguarda invece le aziende, le imprese e i gestori di esercizi pubblici che possiedono una televisione nella propria attività, è previsto il pagamento di un canone TV speciale, a condizioni di gestione differenti.

Prima del 2016, il canone veniva pagato a parte, mentre a partire dal 2016, a seguito dell’entrata in vigore della legge n. 208 del 2015, il canone viene pagato nella bolletta della luce.

Questo perché la suddetta legge ha introdotto una “presunzione di possesso” della televisione: significa, cioè, che ogni cliente con un contratto di fornitura dell’energia elettrica attivo è ritenuto automaticamente proprietario di un apparecchio televisivo nella propria abitazione di residenza anagrafica.

Per questo motivo, tutti i cittadini intestatari di una fornitura elettrica e che pagano per la bolletta della luce devono anche pagare,  direttamente nelle fatture, il canone televisivo dovuto, che non può più essere corrisposto attraverso bollettino postale separato o modello F24.

Il pagamento del canone RAI non riguarda solo le famiglie, ma vale anche per le aziende o i privati con partita IVA (inclusi i gestori di esercizi pubblici, le imprese di vario genere, i ristoranti, i bar e simili), purché abbiano una televisione nella propria attività. Per queste categorie non è attivo il pagamento del canone normale, ma di un canone speciale, che prevede costi e modalità di pagamento diverse.

A questo scopo, in base all’informativa sul trattamento dei dati personali del decreto legislativo 94/2016, i dati raccolti per fornire al cliente l’energia elettrica vengono trattati anche per individuare l’intestatario del canone di abbonamento televisivo.

Si ricorda che, ai fini del pagamento del canone, in base alle specificazioni del Ministero dello Sviluppo economico, si definisce “apparecchio televisivo” qualsiasi dispositivo che possa ricevere e decodificare il segnale televisivo digitale terrestre o satellitare, o direttamente o attraverso un decoder o un sintonizzatore esterno. Sono esclusi, quindi, i computer, gli smartphone e i tablet.

Spesso ci si domanda: ma  perché pagare il canone se non si guarda la televisione? La risposta è semplice: il canone è dovuto per il semplice possesso della TV o di un apparecchio analogo.

Le leggi italiane stabiliscono infatti, fin dalla prima normativa a riguardo (che risale a più di 80 anni fa), che il canone televisivo non dipende dalla visione dei canali pubblici, i quali effettivamente ricevono poi i proventi dell’abbonamento, bensì dal solo possesso di un dispositivo che possa riceverli.

Perciò, tecnicamente, il canone TV non è una forma di contribuzione simile ai moderni abbonamenti a un servizio di trasmissioni in streaming, ma una vera e propria tassa che va pagata allo Stato, identica a tutte le altre. E così come, per esempio, non si può non pagare la tassa sui rifiuti su un appartamento perché non si ha in esso la propria dimora abituale, allo stesso modo non si può evitare di pagare il canone perché non si guarda la TV.

Perciò, come vedremo, l’unico modo per non pagare il canone televisivo e richiederne legalmente e legittimamente l’esonero è quello di non possedere una televisione in tutta la casa, né proprio né appartenente ad altri membri della propria famiglia conviventi.

Attualmente, il costo complessivo del canone annuo ordinario per la televisione è di 70€ a utente.

Il pagamento dell’importo annuo è a rate, suddiviso in dieci rate a cadenza mensile, che vanno pagate da gennaio a ottobre compresi. Nel caso di fornitura attivata durante l’anno, il canone viene calcolato in base al mese di partenza. Solo nel primo anno della nuova forma di contribuzione, il 2016, il canone costava 100,00 €, e veniva addebitato al cliente in 4 sole rate, di cui la prima, a luglio, comprendeva le 7 rate precedenti (da gennaio a giugno, per un totale di 7 rate da 70,00 € complessivi).

Il canone si paga assieme alla bolletta della luce. Di conseguenza, a incassarlo saranno in prima battuta le società di fornitura della corrente elettrica, che poi provvederanno al versamento all’erario pubblico.

È possibile verificare il pagamento, in ogni bolletta, dalla presenza di una specifica voce di addebito in bolletta, che può essere chiamata, a seconda del fornitore, “Canone di abbonamento alla televisione per uso privato”, “Canone televisivo per uso privato” o semplicemente “Canone TV”.

Di conseguenza, la modalità di pagamento del canone RAI è la stessa modalità scelta per la bolletta della luce: carta di credito, addebito diretto su conto corrente o bollettino postale.

Come abbiamo già accennato, oramai il canone RAI si paga con la bolletta elettrica. Ma per quale motivo? Per capirlo, occorre fare un passo indietro.

In precedenza, prima del 2016, il canone RAI veniva pagato a parte, con bollettino postale, modello F24 o attraverso la propria banca. Chi non pagava il canone, era soggetto a controlli casuali.

Oggi, però, il legislatore ha stabilito, con il decreto-legge 208/2015, che sussiste la cosiddetta  presunzione di detenzione dell’apparecchio televisivo, ed è per questo che il canone RAI viene pagato direttamente in bolletta.

Questo significa che, semplicemente, si presume che tutti i cittadini che pagano per una fornitura della luce abbiano in casa almeno un televisore, e che debbano pagare per esso.

È vero, infatti, che lo si definisce ancora “canone RAI”, ma per essere più precisi si tratta di una semplice tassa, che va pagata come molte altre dovute allo Stato e non ammette proroga o rinnovo. Anche se una parte del canone serve a finanziare la RAI, ossia il servizio di televisione pubblica italiana, il canone non è altro che un’imposta sul possesso dei televisori da parte dei cittadini.

Il fatto che il canone sia introdotto nella bolletta comporta dunque che è il fornitore a ricevere il pagamento e, solo in un secondo momento, questo verrà trasmesso all’Agenzia delle Entrate. Il fornitore ha il permesso di usare il trattamento dei dati raccolti per il proprio servizio di fornitura di energia anche per il pagamento del canone della TV.

All’interno della bolletta, il cliente finale vedrà che è presente, accanto alle voci dei consumi, una voce di addebito dedicata al canone, che consiste appunto nel pagamento della rata, in alcuni casi accorpata con altre, a seconda della fatturazione e della tipologia di offerta e di contratto elettrico.

Da ciò deriva che, per  pagare il canone RAI, bisogna utilizzare la medesima modalità di pagamento scelta per pagare la bolletta, che può essere il bollettino postale o, più spesso, forme di addebito diretto sul conto corrente (domiciliazione bancaria) o sulla carta di credito.

La legge prevede tre casi di possibile esenzione dal pagamento del canone televisivo:

per tutti i contribuenti, clienti di una fornitura di energia elettrica residenziale, che non sono in possesso di un apparecchio televisivo, o che comunque non hanno in casa una televisione, anche appartenente a un altro membro della loro famiglia anagrafica;

per i cittadini di età superiore ai 75 anni con un  reddito annuo fino a 8.000€;

per i diplomatici e militari stranieri, per via di una serie di accordi internazionali e convenzioni diplomatiche.

Per quanto riguarda il primo caso, ossia quello di chi non possiede un televisore in casa, è sufficiente un modello di dichiarazione sostitutiva, o autodichiarazione, con cui confermare all’Agenzia delle entrate che, appunto, si è sprovvisti di televisore in tutte le abitazioni con un’utenza elettrica attiva a proprio nome.

Tale dichiarazione di non detenzione va presentata ogni anno dal contribuente, con una comunicazione direttamente all’Agenzia delle entrate o tramite intermediari, o con invio telematico via web, attraverso i siti Fisconline ed Entratel, o tramite plico raccomandato alla sede dell’Agenzia.

Si ricorda che vi sono dei tempi precisi per l’invio: una dichiarazione inoltrata da febbraio a giugno esonera dal pagamento del secondo trimestre, mentre la presentazione da luglio a gennaio esonera per tutto il successivo anno.

Per quanto riguarda invece i cittadini over 75, possono presentare una dichiarazione di esenzione se hanno un reddito annuo non superiore a 8.000,00 € annui (compreso in potenza quello dell’eventuale coniuge) e non hanno familiari conviventi con reddito proprio, eccezion fatta per badanti o collaboratori domestici.

In questo caso, la dichiarazione può essere presentata  una sola volta, e varrà poi anche per gli anni successivi, purché permangano le stesse condizioni; in caso contrario, occorre presentare una dichiarazione di variazione dei presupposti.

Si ricorda infine che è anche possibile richiedere il rimborso del canone TV addebitato in bolletta, nel caso in cui questo sia stato pagato ma non dovuto.

Ma come chiedere il rimborso? Anche in questo caso la procedura è semplice: occorre compilare l’apposita modulistica, da inoltrare, congiuntamente a un documento di riconoscimento dei titolari della fornitura o degli eredi, alla Agenzia delle entrate tramite app o posta ordinaria raccomandata alla casella postale nazionale.

La causale per il rimborso può essere una tra le seguenti:

• il soggetto interessato ha compiuto 75 anni e rientra nelle condizioni di reddito basso previste;
• il soggetto è esonerato a causa di convenzioni internazionali;
• il soggetto ha già pagato il canone in altra forma, per esempio come addebito diretto sulla pensione;
• il soggetto ha già presentato la dichiarazione sostitutiva di non detenzione di apparecchi televisivi;
• altre motivazioni e giustificazioni, valutabili dall’Agenzia delle entrate.

Il rimborso sarà effettuato dai fornitori attraverso un  riaccredito nella prima fattura utile, anche se in alcuni casi potrebbe arrivare con altre modalità tradizionali, inclusi bonus in bolletta. Necessariamente, però, il rimborso avverrà entro 45 giorni dalla ricezione dell’informazione utile per il rimborso inviato dall’Agenzia delle Entrate al venditore.

In caso di inadempienza da parte della società di fornitura, è possibile avanzare reclami e richiedere l’assistenza e la tutela della stessa Agenzia delle entrate, che provvederà a inoltrare in proprio il rimborso.